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Fast Fashion: la Moda che non va più di moda

Aggiornamento: 22 ott 2022


Il termine fast fashion indica un metodo “veloce” di fare moda, dove i modelli passano rapidamente dalle passerelle agli scaffali dei negozi. Si è sviluppata passando da un concetto basato sul prodotto a uno basato sulla produzione. Il suo obiettivo è quello di produrre rapidamente un prodotto in maniera economicamente efficiente, per rispondere ai gusti dei consumatori in continua evoluzione e produrre nuove tendenze quasi in tempo reale.


La moda veloce scimmiotta l’alta moda, producendo capi da passerella ad un prezzo bassissimo! Queste realtà aziendali operano mettendo a punto modelli di produzione e di distribuzione sempre più sofisticati ed efficienti, congiuntamente alla produzione delocalizzata (in paesi stranieri) per mantenere i prezzi al minimo.


Esplosa alla fine degli anni ’90, la fast fashion vede come pioniera il marchio ZARA, ma non solo. Anche H&M, PRIMARK, OVS, BENETTON e moltissimi altri marchi hanno contribuito alla creazione di questo concetto.


La moda ha un enorme impatto sulle persone e sul pianeta e la fast fashion possiede una quota ampia e crescente del problema.

I grandi marchi della fast fashion utilizzano influencer e il marketing per spingere prodotti legati a tendenze passeggere, a prezzi ridicolmente bassi, mentre producono nuove collezioni ogni 2 settimane. Infatti, per soddisfare una domanda vorace da parte dei consumatori, la fast fashion produce – a livello mondiale – più di 100 miliardi di capi l’anno!!! E da questo conteggio sono escluse le scarpe, le borse e tutti gli altri accessori.


Ed ecco che si fa presto ad associare la moda veloce alla moda usa e getta!


Il modello di business della moda veloce si basa sul desiderio da parte dei consumatori di indossare vestiti sempre nuovi. Per arrivare a soddisfare questa domanda crescente, le aziende di moda offrono micro-collezioni in maniera continua, a prezzi accessibili. Questo processo porta i consumatori ad acquistare sempre più abbigliamento sfociando in quello che si definisce consumo eccessivo. A tutto ciò si aggiunge l’obsolescenza pianificata, ovvero far durare poco le mode per creare continuamente collezioni e spingere il consumatore ad acquistare.


Ecco come funziona: per spingere al rinnovamento continuo del guardaroba, i prodotti della fast fashion hanno un prezzo molto basso e una qualità inesistente. Una qualità pessima equivale a una durata di vita breve che porta alla rottura del capo (molti capi spesso non li indossiamo più di un paio di volte). Dal momento che i prodotti della fast fashion non sono di qualità per essere considerati da collezione o vintage, l’unica loro opzione è quella di finire come rifiuti in quanto difficilmente riciclabili.


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